Road to 6N: l’opinione di Fulvio Giuliani

Fulvio Giuliani, giornalista, per un paio di decenni redattore, voce e poi anche volto dell’informazione di RTL 102.5, ora Direttore del quotidiano La Ragione e opinionista anche per Mediaset e Sky, ha seguito per diversi 6 Nazioni le partite casalinghe dell’Italia con dei collegamenti in diretta e dei contributi dall’Olimpico quando RTL era radio ufficiale della manifestazione. Così ho avuto la fortuna di conoscerlo e di poter vedere all’opera da vicino una vera macchina da informazione e comunicazione, un professionista preparatissimo che, anche se ora non segue più il rugby per lavoro, da grande appassionato di sport continua a seguire anche l’ovale Azzurro. Allora gli ho chiesto un contributo in vista dell’imminente 6 Nazioni 2023 e, come mi aspettavo, ne è venuta fuori un’analisi sintetica ma centrata e ricca di spunti.

“Premesso che non seguo più la nazionale di rugby per lavoro da ormai circa quattro o cinque anni, in quanto appassionato ho comunque continuato a seguire gli Azzurri e quindi non mi sono perso la scorsa stagione, una vera boccata d’ossigeno dopo troppi anni di strategie sbagliate, di sconfitte e di amarezza. 

Vedo un 6 nazioni 2023 complicatissimo e lo dico come una fortuna: ora che l’asticella si è alzata bisogna saper rispondere alla gente, anche a coloro che, e sono la stragrande maggioranza, seguono il rugby più superficialmente, tenendo sempre a mente che il rugby, purtroppo o per fortuna, non essendo il calcio non avrà mai lo stesso tipo di attenzione “a prescindere”. Questo fa la vera differenza tra la bella sorpresa e il confrontarsi con una realtà che attende al varco, la differenza tra dei “parvenus” e dei protagonisti stabili di un movimento sportivo.

Visto che ci siamo già passati, con stagioni importanti come quella che ci ha portato al 6 Nazioni e poi il periodo 2012-2014 che ci aveva (ri)dato un’autorevolezza che poi abbiamo completamente (ri)perso, suonano dei campanelli d’allarme: non basta il miracolo della singola annata in cui batti un grande avversario. Io quest’anno mi aspetto molto, moltissimo.

Non mi lancio in analisi degli avversari e del loro stato di forma perchè non li conosco così bene e quindi non so “dove siamo” rispetto a loro, però mi sono reso conto che una cosa che è sempre mancata finora all’Ovale italiano è stata la capacità di maturare a prescindere dagli avversari, il diventare protagonisti a tutto tondo, andando ben al di là della bellezza di Roma e dell’imponenza dello Stadio Olimpico.

Se l’anno scorso è stato bellissimo e sufficiente per sognare, quest’anno a me non basta: va benissimo celebrare ogni vittoria come se fosse un titolo mondiale, però ormai è finito il momento di cullarsi con le sconfitte onorevoli, anche perchè diciamocelo, nello sport si gioca per vincere ed è giusto che sia così. Quindi sognare sì, ma meno ad occhi aperti.

Poi, sicuramente, lasciar lavorare lo staff, che si assumerà le sue responsabilità, ed avere una programmazione a medio termine perchè lo sport professionistico ai massimi livelli oggi, in tutte le discipline, senza questo semplicemente non esiste”.

(Articolo pubblicato anche sul sito di NPR/Delinquenti e sulla rivista Ovalmente)

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Road to 6N: Italia e Francia viste da Bast Agniel

Bastien, per tutti Bast Agniel, francese, classe 1988, fino al 2019 mediano d’apertura e capitano della Pro Recco Rugby in Serie A, con più di 1200 punti segnati in otto stagioni, quattro semifinali play off e tre finali disputate, è la persona giusta per una chiacchierata su Italia-Francia ma, ancora di più, su Italia e Francia.

Bast, nella prima giornata del 6 Nazioni si giocherà Italia-Francia: come prevedi potrà essere questa partita?

Sarà dura per la Francia perché non è mai una partita come le altre e l’Italia sta crescendo molto, quindi andare a giocare a Roma sarà molto complicato.

Hai guardato le partite dell’Italia a novembre? Cosa pensi dei progressi mostrati dagli Azzurri?

Sì, le ho viste tutte e devo dire che contro l’Australia gli Azzurri mi hanno fatto saltare urlando dal divano per la seconda volta nel 2022 (la prima era stata la partita in Galles dello scorso 6 Nazioni) e devo ammettere che mi sono divertito di più a guardare le partite dell’Italia che quelle della Francia, perché sta giocando un bel rugby con volume e velocità di gioco, quindi molto piacevole da vedere.

Cosa pensi di Capuozzo e delle sue qualità?

È veramente forte, ha una velocità tremenda ma anche una grande capacità di vincere nell’uno contro uno. L’avevo già visto un paio d’anni fa quando in Pro D2 aveva segnato una meta attraversando tutto il campo da solo con Grenoble.

La Francia avanza a tutta forza verso la RWC in casa: pensi possa vincere prima questo 6 Nazioni?

Penso che sarà molto dura perché la Francia arriva già dal “grand chelèm”  dell’anno scorso e quindi è la squadra da battere, in più è l’anno in cui gioca tre volte in trasferta (Italia/Irlanda/Inghilterra), però con questa squadra si può sperare sempre nel meglio.

La Francia oggi è la squadra più forte del mondo?

Non lo so!!! Però penso che se i giocatori chiave sono in forma siamo tra le due squadre più forti al mondo. Di sicuro siamo la squadra che ha più giocatori di livello internazionale, con un bacino di scelta di 50/60 atleti che riescono ad inserirsi in rosa senza grandi problemi.

Chi è il tuo preferito tra i giocatori francesi?

Non ho un giocatore preferito e devo dire che da quando Galthié allena questa squadra amo moltissimo la sua mentalità vincente. Se devo citare qualcuno dico  Antoine Dupont, che quando è in forma fa quello che vuole.

Com’è oggi l’Italia ovale vista da fuori, dalla Francia, da uno che come te la conosce molto bene?

Tanti che in Francia ora mi dicono “cavolo, l’Italia cresce, mi piace vederli giocare!” prima dicevano “bene l’Italia per un tempo ma poi molla e prende 50/60 punti”: adesso, con un giocatore come Capuozzo, con Garbisi e altri che giocano in Francia, vedono che ci sono giocatori di livello internazionale e quindi ritengono l’Italia una squadra che va rispettata perché sta vincendo delle partite e a cui bisogna stare attenti. Anche al livello giovanile è da un po’ che l’Italia cresce e adesso ancora di più: ho guardato Italia-Francia U20  e ho visto bene gli Azzurrini, soprattutto nel primo tempo (con un top Nicola Bozzo, recchelino che ho visto letteralmente crescere, che mi fa molto piacere vedere a questo livello e che ritengo abbia un grande futuro).

A novembre sei stato capitano dei Siluri nella partita di Genova contro Cambridge: come è stata quell’esperienza?

Devo ringraziare chi mi ha dato l’opportunità di vivere questo splendido evento: è stata un’esperienza bellissima, tre giorni perfetti con con giocatori provenienti da ovunque, un bell’ambiente con i giovani della Nazionale U20, simpatici, umili e di ottimo livello ed uno staff tecnico che mi è piaciuto molto e mi ha fatto tornare indietro di quasi quindici anni. L’evento è stato creato alla grande da un gruppo di persone che hanno fatto un lavoro enorme, ho rivisto tanti amici e ci ho giocato insieme ancora una volta, la partita è stata bella, il pubblico si è divertito, abbiamo vinto e ci siamo goduti un super terzo tempo: tutto bellissimo, a parte che mi sono rotto un dito, ma capita!

Hai giocato tanti anni nella nostra Serie A: che ricordi hai del rugby italiano?

Lo seguo ancora, guardo gli highlights del Top10 e i risultati della Serie A e soprattutto quelli di miei amici di Recco: ho passato otto anni in Italia, è stato un periodo incredibile della mia vita e avrò sempre ricordi bellissimi.

Chi vince la RWC?

Spero la Francia: sarà durissima, però sia la Federazione che i giocatori lavorano da anni per questo evento e ci sarà un Paese intero a sostenere i Bleus. Si inizierà con la partita inaugurale contro gli All Blacks e ci sarà anche da battere l’Italia, quindi niente sarà semplice.

(Foto di Fabio Bussalino per Repubblica Genova)

(Intervista pubblicata anche sul sito di NPR/Delinquenti e sulla rivista Ovalmente)

Da Firenze a Genova: una settimana di magnifico delirio ovale!

Non è facile raccontare la massa di persone, momenti ed emozioni della mia settimana tra sabato 12 e sabato 19 novembre, tra il test match di Firenze e quello di Genova, ma ci provo!

FIRENZE

Una piccola reunion di Camioniste (chi sa, sa!) di rugby.it in occasione di Italia-Australia: un tot di ore di viaggio, poche ore di sonno, una quantità indefinita e indefinibile di calorie ma anche di km a piedi (si compensano!), amicizia, gioia, incontri, una leggerezza assoluta, felicità!

E abbiamo anche vinto! All’ultima meta Aussie stavamo già smadonnando per la sconfitta beffa, e invece… Boooooooom, niente bandierine alzate, un attimo di fiato sospeso sia in campo che fuori, gli Azzurri che iniziano ad esultare e il Franchi che esplode!

Appena salite in tribuna, nell’ordine: 1. Io mi metto a chiamare a gran voce “Morenoooooooo!!!” (Molla di Sky), che era in campo, per salutarlo (e ancora mi prende in giro per la mia magnifica ghirlanda tricolore: non capisco perché!). 2. Vediamo Ongaro e partiamo: “selfie con Ongaro!!!”. 3. In campo per interviste varie ci sono Zanni, Favaro e Ghiraldini e i commenti su Zanni sono irriferibili. 4. Zanni sale in tribuna e ci passa a meno di un metro: “selfie con Zanni!!!!!”. 5. Usciamo dallo stadio per andare verso il villaggio del terzo tempo e… “C’è Pierviiiiiiiii!!!”: saluti, baci, abbracci, complimenti, love, love, love!

Poi si va in centro e, in un bar rigorosamente non da turisti scelto dall’indigena Silvia… “Lara!!!” … “Lara???”… “Lara!!!”, da rugby.it e da Modena with love and surprise!

Non vedevo una partita dell’Italia da semplice spettatrice praticamente da dieci anni e non potevo sceglierne una migliore e neanche compagnia migliore!

SILURI RUGBY CLUB

Dopo Firenze inizia la tirata finale di organizzazione della partita tra Siluri e Cambridge di venerdì 18: il più è fatto, ma i messaggi nelle varie chat sono sempre un fiume in piena, ci sono le ultime cose da definire, imprevisti vari e inevitabili e bisogna pompare ancora di più con la comunicazione per far venire tanta gente. E scrivi e chiama e manda e posta.

GENOVA

Intanto si avvicina anche Italia-Sudafrica e se avessi avuto un euro per tutti quelli che mi hanno chiesto dei biglietti (che non avevo) ora sarei ricca! Nel mentre cercavo di acchiappare un invito per la serata di giovedì 17 dedicata a “Non Puoi Fidarti di Gente Così” e a molto altro: mission accomplished! E meno male, perché è stata una serata semplicemente magnifica: molta Genova, molto rugby, atmosfera perfetta, location stupenda, contenuti, musica, amici, facce note, focaccia e pesto, Calandri, Pastonesi e quel pozzo infinito di storie e storia che è Giorgio Cimbrico. What else?

VENERDÌ 18

Sono in ferie. Mentre al Carlini Bollesan qualcuno già inizia ad allestire, io vado a salutare a Marassi e a vedere Captain’s run e conferenza stampa dell’Italia e Genova apparecchia un cielo azzurro limpidissimo e una temperatura primaverile: benvenuti Azzurri!

Sono belli ‘sti ragazzi: sono giovani, sorridono, sono una squadra, hanno fiducia in se stessi, sono una gioia per gli occhi.

Alla conferenza stampa mi presento a Cristiana Mondo, una donna dal sorriso stupendo e vedova di Lele Remaggi, un giornalista innamorato del rugby, una persona splendida a cui perdono anche l’essere stato un cussino, che ci ha lasciato decisamente troppo presto e che si sarebbe goduto alla grande questo week end genovese dedicato a Marco Bollesan, insieme al quale lui ha scritto la sua autobiografia (leggetela, che ne vale la pena).

Mi trovo nel corridoio degli spogliatoi mentre arriva il Sudafrica e 1. L’obiettiva e massiccia quantità di gnocca nello staff del Sudafrica mi ricorda che ho sbagliato a non studiare fisioterapia o medicina dello sport. 2. Su Etzebeth a un metro di distanza che dice “buongiorno!” preferisco non pronunciarmi e 3. Sono realmente ed assolutamente enormi, tranne il piccolo Faf con il suo look da porno attore tedesco anni ’80 ed il sorriso da bimbo discolo.

Nel mentre, altri messaggi e altri post, attraverso Genova per andare a casa a cambiarmi, riattraverso Genova e vado al Carlini Bollesan, dove c’è già un folto pubblico che tifa a squarciagola per i bambini che si stanno sfidando in un mini torneo tutto genovese (vinceranno gli Orsi delle Province dell’Ovest, primo club di Pierre Bruno).

Scendo sul campo e, come sempre, mi sento come un pesce nell’acqua: il rugby è casa (persino al Carlini!). Emozione, emozioni, musica, Tommy Castello con gli occhi che brillano, si gioca, gli spalti sono pieni, la gente tifa e si diverte e la partita tra Siluri e Cambridge è vera, bella, con tante mete e delle belle giocate: finisce 59-31 per i Siluri, un trionfo! Pubblico in delirio, ragazzi felicissimi e noi tutti orgogliosi, sia della bellissima figura dei ragazzi liguri scesi in campo (due mete cussine, una recchelina, una savonese e il Player of the Match made in Pro Recco) che per la riuscita dell’evento: ce l’abbiamo fatta! Ed è stata raccolta una bella cifra in favore dell’associazione Iron Giò, a cui va tutto il ricavato della serata: missione compiuta!

ITALIA-SUDAFRICA

Genova non regala il sole e il tepore dei giorni precedenti e al test match riserva un cielo grigio e, soprattutto, una tramontana che si fa sentire durante la partita. Tribuna stampa, saluti, due chiacchiere sulla partita del Carlini Bollesan del giorno prima, una grande Italia nel primo tempo, i Campioni del Mondo troppo forti nel secondo, Marassi pieno di oltre 27.000 persone festanti, tra cui praticamente l’intero rugby ligure e persino la Bionda e Heidi!

Prima della partita sono dovuta rimanere per qualche minuto fuori dal bar della tribuna d’onore e alla tv ho visto l’inquadratura di Pierre Bruno in lacrime mentre abbraccia Paolo Ricchebono, il suo primo allenatore, sul campo dello stadio della sua città: la mia immagine di Italia-Sudafrica rimarrà per sempre questa. Invece quella di Pierre rimarrà sicuramente la proposta di matrimonio alla sua fidanzata in mondovisione: auguri!

Adoro andare allo stadio a piedi, incrociare i tifosi, vedere la gente entusiasta e colorata che osserva curiosa una città che non è la sua o, nel mio caso, un quartiere che conosco pochissimo, visto che vivo in una zona piuttosto distante e che non frequento il Ferraris per il calcio. Doppiamente bello vedere i sudafricani, a “n” km da casa, alle prese con le intramontabili cartine degli uffici del turismo, che anche se tutti si usa Maps, si usano sempre anche quelle, che danno sicurezza.

DOMENICA

Dopo dieci ore abbondanti di sonno sono quasi tornata alla vita ma decido di non truccarmi, che è domenica e solo relax, quindi giustamente vicino a Principe trovo Wayne Barnes, mega arbitro mondiale che sabato ha fatto l’assistente e che stava andando a prendere un orrendo regionale per andare verso Monaco, con tanto di smoking nel porta abiti, per partecipare alla serata degli Awards che avrebbe incoronato Capuozzzzz come rivelazione dell’anno. Probabilmente nella foto, oltre a non avere trucco, ho ancora i segni del cuscino sulla faccia.

Grazie al rugby, grazie alle mie amate Camioniste, grazie a Silvia per la stupenda ospitalità a Firenze, grazie ai Siluri, soprattutto a Carlo, Marco e Gigio, per avermi voluta nel team e avermi regalato così un’esperienza faticosa ma bellissima (e un bel bouquet!), grazie a Gianluca Galzerano di FIR che ha organizzato la magnifica serata del giovedì, grazie ad Andrea Cimbrico, a Moreno Molla e a tutti quelli a cui ho rotto le palle per avere un invito alla suddetta serata, grazie ai giornalisti che sono venuti alla partita dei Siluri, grazie a Delinquenti/NPR per l’accredito stampa, grazie ad Alessandro Fusco per la disponibilità e la simpatia nel partecipare alle mie mini-interviste (guarisci presto!), grazie a Genova per essere stata una location semplicemente perfetta per tutto: è stata una settimana delirante ma bellissima!

Detto tutto questo, spendete 16 minuti e mezzo della vostra vita per guardare questo documentario sui giorni genovesi di Siluri e Cambridge e sulla partita, realizzato da Marcello Pastonesi (nipote) con la sua agenzia NICAMA: ne vale la pena! https://vimeo.com/772747545

P.S. Solo per miracolo non sto ancora vagando nel labirinto dei corridoi di Marassi cercando l’uscita.

P.P.S. Mi pare evidente che Zena è pronta per il 6 Nazioni: Marassi the new Flaminio!

Tommy Castello: Genova, il rugby, il futuro

Tommaso Castello, 31 anni, genovese DOC, un rugbysta, un atleta, un ragazzo per il quale tutti hanno solo parole di elogio che si accompagnano a quelle di rimpianto per una carriera finita con grande sfortuna troppo presto.

Un percorso sportivo iniziato nel CUS Genova, continuato a Calvisano, consolidato alle Zebre e consacrato in Nazionale, fino a quel maledetto 9 marzo 2019 quando, nella partita di 6 Nazioni Italia-Inghilterra, si disintegra caviglia, perone e annessi legamenti, insomma, peggio di così non poteva andare. Nonostante le cure e la volontà, un rientro al rugby giocato non è possibile e così, nel 2021, arriva l’addio ufficiale ai campi.

Ci tenevo ad intervistarlo perchè ho una grande stima di lui e perchè, con l’avvicinarsi del ritorno della Nazionale allo stadio Ferraris di Genova, mi è sembrato quasi d’obbligo. Ne è venuta fuori una chiacchierata con Genova sempre presente, un tuffo nella nuova vita di un un rugbysta, un atleta, un ragazzo.

Tommy, ci sarai a Genova per Italia-Sudafrica?

Non so se riuscirò ad esserci perchè il corso che sto seguendo a Cambridge è molto impegnativo e mi occupa fino al venerdì nel tardo pomeriggio, poi di solito nel week end studio e ora questa è la mia priorità, ma se riuscirò a liberarmi prenderò un aereo anche all’ultimo momento per poterci essere.

Ora vivi in Inghilterra e prima la tua carriera ti ha portato presto in giro per l’Italia: che rapporto hai con la tua città?

Genova per quanto mi riguarda è la città più bella del mondo e ho imparato ad apprezzarla ancora di più quando l’ho dovuta lasciare per inseguire il mio sogno di diventare un rugbysta professionista. E’ la città dove sono nato, dove vivono la mia famiglia e i miei amici e dove conto di tornare a vivere tra qualche tempo.

Sei stato costretto a smettere di giocare troppo presto: come sei riuscito a voltare pagina?

Non è stato facile accettare la fine prematura della mia carriera e ho imparato che la vita ti riserva delle sorprese a volte molto spiacevoli ma ti permette anche di guardare avanti, di chiudere una porta e aprire un portone, come si suol dire: sono riuscito ad essere accettato da un corso aperto a pochi che spero mi potrà portare ad avere le stesse soddisfazioni che ho avuto dal campo di gioco. Le carriere sportive hanno inevitabilmente una fine e a me piace vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare che aver dovuto smettere così presto mi ha permesso di avere più tempo da dedicare alla costruzione della mia vita futura.

Quali sono i tuoi progetti per questo futuro?

La mia ambizione è, come ho detto prima, riuscire ad ottenere dalla mia vita le stesse soddisfazioni che mi ha dato il rugby giocato. Sto vivendo in Inghilterra e sto frequentando questo corso, poi mi piacerebbe vivere ancora per alcuni anni all’estero, acquisire competenze ed esperienze che non ho potuto avere dedicandomi alla carriera sportiva ma, al contempo, mettere a frutto i miei punti di forza evidenziati e sviluppati negli anni di rugby. Guardando ancora più in là, spero di poter tornare nella mia Genova.

Definisci te stesso con tre aggettivi.

Tenace, ambizioso e affidabile. Se devo aggiungerne un paio meno lusinghieri direi a volte troppo impaziente e incapace di dedicare attenzione a qualcosa che non mi interessa.

E definisci Genova con tre aggettivi.

Sicuramente unica, nel bene e nel male, discreta, perchè il genovese medio fa dell’understatement un tratto distintivo, infine spettacolare, perchè sia da terra che dal mare è qualcosa di veramente incredibile.

Cosa devono aspettarsi gli Azzurri da uno stadio Ferraris che sarà pienissimo?

Quando ero piccolo il mio sogno era giocare al Ferraris con la maglia del Genoa, ma certo sarei stato altrettanto felice di poterci giocare con la maglia Azzurra. Sono sicuro che ci sarà un ambiente caldissimo come sempre, che la città e i tifosi offriranno un grande sostegno alla squadra e che sarà una grande partita sia in campo che sugli spalti.

Fai un augurio ai tuoi amici ed ex compagni.

Ragazzi, vi auguro di mettercela tutta, che è la cosa più importante nella vita e nel nostro sport, so che lo farete e che avrete la cornice ideale per fare una partita che potrebbe passare alla storia. Vi invidio, ovviamente in maniera positiva, ma soprattutto vi sostengo, vi penserò e vi faccio un grande “in bocca al lupo!”.

Nicola Bozzo e la strada da Recco a Perpignan

Nicola Bozzo, classe 2004, secondo centro, ha mosso i suoi primi passi nella Pro Recco Rugby ed è appena approdato alla categoria “Espoirs” dello storico club francese di Perpignan: il suo è un esempio di quello che può essere il percorso di un giovanissimo ricco tanto di talento quanto di passione e voglia di impegnarsi per vivere il suo sogno ovale e per provare a trasformarlo in qualcosa di importante.

Inutile dire che me lo ricordo piccolino, quando iniziava a correre con un pallone in mano sul campo di Recco, quindi fare questa piccola intervista mi è piaciuto doppiamente.

Nico, quale è stato fino ad ora il tuo percorso nel rugby, in Italia e all’estero?

Ho iniziato a giocare a cinque anni nella Pro Recco e sono rimasto in biancoceleste fino all’U14, quando ho superato il provino per l’Academy di Verona, che era appena nata, e quindi mi sono trasferito là. Durante quell’esperienza ho partecipato ad un campus estivo dei Leicester Tigers e sono stato selezionato per fare poi una seconda settimana in Inghilterra, al termine della quale mi è stato proposto per l’anno seguente di andare a studiare e giocare lassù. Inutile dire che ho accettato subito e a settembre del 2020 sono partito per la Sedbergh School, vicino al confine con la Scozia: l’inizio è stato a singhiozzo a causa delle varie quarantene dovute al covid, quindi la mia vera stagione inglese è stata poi quella 2021/2022, nella quale ho giocato a quindici fino a dicembre e poi a sette da gennaio ad aprile e anche a dieci per completare la stagione. In Inghilterra la scuola superiore finisce un anno prima e quindi mi sono trovato a dover decidere come proseguire il mio percorso e sono felicissimo che si sia presentata l’opportunità della categoria Espoirs di un grande club come Perpignan, dove mi sono appena trasferito.

Quali sono stati gli aspetti più positivi e quali le difficoltà della tua esperienza inglese?

Sicuramente un aspetto molto importante è stata la possibilità di imparare bene l’inglese ma, soprattutto, il dover imparare ad adattarmi, l’uscire dalla mia zona di comfort e dover reagire, facendomi rendere conto delle mie reali capacità e potenzialità. Dal punto di vista tecnico e tattico ho avuto la possibilità di misurarmi con altri tipi di gioco e, dal punto di vista umano, ho fatto tantissime nuove amicizie, ho conosciuto ragazzi di altri Paesi e anche questo è sempre un grande arricchimento. Le maggiori difficoltà sono sicuramente legate al periodo iniziale in Inghilterra, quando conoscevo poco la lingua e ho dovuto imparare e capire le dinamiche di una vita completamente nuova e diversa ma fortunatamente le ho superate abbastanza in fretta, anche grazie al fatto di essere l’unico italiano e dovendomi quindi per forza sforzare sempre al massimo per farmi capire ed inserirmi. Aggiungo che per me, nato e cresciuto al mare in Liguria, non è stato facilissimo neanche l’impatto con il clima e, da buon italiano, con il cibo di quella parti, ma bastano pochi mesi e ci si abitua, inserendosi bene nella nuova vita.

Rispetto alla realtà italiana, cosa trova in più un ragazzo che come te decide di andare a formarsi all’estero?

Prima di tutto, trova una maggiore competitività: in scuole come la Sendbergh ci sono ragazzi provenienti da tutto il mondo e la concorrenza per un posto in squadra è sempre tantissima, ci si gioca tutto ad ogni singolo allenamento e questo spinge a dare sempre il massimo. Inoltre si acquisisce un’esperienza che altri ragazzi non hanno e che può rendere più facile giocare anche in altre realtà con un gioco ed un’intensità simili.

Quali sono le tue prime impressioni su una realtà storica del rugby francese come Perpignan?

Sono arrivato solo da poche settimane ma ho trovato uno staff davvero di altissimo livello, con una continua e assoluta cura del dettaglio sotto ogni aspetto, sia in campo che fuori. Sono stato accolto benissimo e anche l’organizzazione degli aspetti legati all’alloggio e alle altre varie questioni del vivere qui è praticamente perfetta. Ora non mi rimane che imparare il francese, anche se lo vedo più ostico per me!

Negli Espoirs con te ci sono altri ragazzi italiani e di altri Paesi?

Sono l’unico italiano e, ovviamente, la grande maggioranza dei miei compagni è francese, ma c’è un ragazzo arrivato dalla Georgia e ce ne sono diversi dalle isole del Pacifico.

Come sarà strutturata la tua stagione?

L’11 luglio abbiamo iniziato un primo blocco di tre settimane di preparazione atletica, poi una settimana di riposo e poi sotto con altre tre settimane in cui giocheremo tre tappe del torneo “Super Seven”, a Perpignan, La Rochelle e Pau, mentre per chi non verrà inserito nella squadra Seven ci saranno tre partite a quindici. La prima settimana di settembre ci riposeremo e poi inizierà il campionato, la cui stagione regolare durerà fino a metà maggio, seguita dalle fasi finali per il titolo.

Si possono fare moltissime riflessioni leggendo queste parole che sembrano arrivare da Marte ma che invece arrivano da mondi vicinissimi. 

P.S. Ho appreso dell’esistenza del rugby a dieci, che davvero non conoscevo: chiedo scusa per l’ignoranza e sono contenta di aver imparato una cosa nuova!

(N.B. L’intervista verrà pubblicata anche nel numero di agosto della rivista “Ovalmente” della premiata ditta NPR-Delinquenti Prestati al Mondo della Palla Ovale)