Di rugby italiano, Victoria’s Secret e nostalgia: week end di play off in vista

Siamo alla vigilia del primo di alcuni week end ad altissimo tasso di rugby italiano, da seguire sui campi oppure anche da casa, grazie allo streaming. Io già pregusto Munster-Benetton (play off Pro14) domani e Petrarca-Rovigo (semifinale d’andata Top12) domenica. Mi dispiace per Reggio-Calvisano ma la storica prima partita di play off di Treviso, per quanto si presenti decisamente ardua, attira di più la mia attenzione.

Attira la mia attenzione anche questa concomitanza quasi perfetta di orari (alle 16.00 Treviso su DAZN e alle 16.30 il Top12 in streaming Raisport), mossa decisamente non azzeccata e doppiamente per uno sport deficitario per quanto riguarda l’audience: sono due partite, non venti, e si è riusciti a metterle in contemporanea??? Mon Dieu.

Il palinsesto del week end offre anche il Super Rugby degli antipodi ma, personalmente, non ne sono appassionata e, per questo, mi piacerebbe molto che Sky, che lo trasmette, lo barattasse con la Premiership inglese, ad esempio! Naturalmente, è solo un opinione personale e so che il rugby dei marziani ha i suoi appassionati, fortunati a poterselo vedere in tv, dove ormai di rugby, in Italia, se ne vede proprio poco.

A proposito di tv… Grandi annunci per il riavvicinamento tra Rai e ovale italico, per poi scoprire che, in tv, le semifinali di Top12 saranno trasmesse in differita durante la notte… Ad ogni modo, tanta grazia e mille grazie che la Rai farà le riprese e avremo comunque la diretta in streaming sul sito di Raisport.

Non sono un’amante dello streaming, probabilmente perchè ormai sono vintage ma, in quanto amante del rugby, ho dovuto trovare con le trasmissioni in rete un amichevole accordo, altrimenti non vedrei mai niente. Così, sono diventate parte dei miei sabati pomeriggio le partite di Top12, così come quelle di Treviso in Pro14 e, parecchio meno, lo ammetto, quelle delle Zebre.

A me guardare rugby piace, da matti. Amo guardarlo dal vivo, certo, che è tutta un’altra cosa, ma mi piace tanto anche guardarlo “in video” e, nonostante quanto se ne parli male, io adoro guardare il rugby italiano. Sarà forse per questo che invece non mi piace il Super Rugby? Uhm… Battute a parte, mi sono fatta l’idea che la poca inclinazione degli appassionati italiani a guardare il rugby tricolore, sia sui campi che sul divano di casa, sia dovuta ad una considerazione un po’ distorta del tutto. Ora vengo e mi spiego (cit. Commissario Montalbano).

Il livello del Top12 è il più alto del rugby nazionale e parliamo, infatti, del massimo campionato tricolore. Succede che, per i notissimi e variegati motivi, questo livello non sia altissimo, intendendo, diciamo, un paragone con Premiership e Top14, ad esempio. Benissimo, e quindi? Questo abbiamo, queste sono le nostre squadre, questi sono i nostri giocatori, queste sono le nostre partite e non fanno tutte schifo, non sono tutti scarsi e non sono tutte brutte da vedere. Certo che, se quando mi specchio in bikini, il mio unico riferimento è un Angelo di Victoria’s Secret, mi sparo ma se, invece, mi guardo senza avere in mente le Barbie, vado in spiaggia comunque felice e contenta.

Questo discorso vale anche per la Serie A, a me tanto cara: si dicono peste e corna di un campionato cadetto che, invece, è molto meno disprezzabile di quanto si pensi. E’ un campionato di giovani, di crescita, di cuore, dove la qualità non è affatto zero ma, anche qui, se lo si guarda con l’ottica di un termine di paragone fuori scala, ad esempio il Pro D2 francese, in teoria il suo omologo, è chiaro che lo si ritiene inguardabile. Cosa che, invece, non è affatto.

L’Italia non è un paese ovale, come sappiamo benissimo: il rugby è poco conosciuto, poco diffuso, pochissimo visto, è sport minore e sport di nicchia e, per questo, io penso che, se anche avessimo un Top12 della stessa qualità del Top14, i dati legati al pubblico non sarebbero enormemente diversi. Basti pensare, per una forma in scala di questo ragionamento, a Treviso: nonostante i notevoli risultati, se provate a chiedere al di fuori del mondo ovale e al di fuori dal Veneto se qualcuno sa qualcosa dei biancoverdi, riceverete i soliti sguardi interrogativi. E’ vero che, per ora, i progressi di Treviso sono ancora tutti da confermare e consolidare ma è un dato di fatto che non sia un club e che non sarebbe neppure un intero campionato a poter creare una svolta nel seguito del rugby italiano.

Allora, chi lo potrebbe fare? “Facile”: una Nazionale vincente. L’unica entità ovale italica di cui hanno sentito parlare persino i miei colleghi di lavoro, solo che l’unica cosa che sanno è che perde sempre (sigh). Una Nazionale più competitiva e vincente nel 6 Nazioni non porterebbe 20.000 persone a vedere Calvisano-Petrarca (non siamo il Galles) ma, di sicuro, creerebbe più interesse verso l’ovale, più spazio sui media, più bambini che vogliono iniziare a giocare, più spazio nelle scuole, più stimolo per il pubblico a scoprire cosa c’è dietro a quella Nazionale.

Non ho dati di pubblico su quando nel fu Super10 giocava chi veniva convocato in Nazionale, ma ricordo un rugby italiano più seguito e, ancora più importante, più organico, nel senso che la Nazionale era figlia del movimento di cui era la naturale espressione: club, campionati, filiera, percorso di crescita dei giocatori che poteva arrivare fino in vetta per chi ne aveva le qualità, massimo campionato nazionale come scalino da cui poter puntare all’Azzurro. Abbiamo perso tutto questo.

Per vedere partite di S10 ci si spostava, anche chi non viveva dove avevano sede le squadre andava a vedersi le partite, si organizzava, partiva con gli amici per andare a Calvisano, a Parma, si trovava una trattoria per un bel pranzetto e poi si andava al campo, per veder giocare “quelli della Nazionale”, quelli di cui si era fan, i big stranieri che venivano a giocare da noi, oppure l’ex compagno di squadra che aveva fatto carriera, perchè giocare in S10 allora era aver fatto carriera, e da lì si poteva sognare e raggiungere la maglia Azzurra. Andare alle partite del campionato italiano era una festa, un evento, che poi si riviveva al 6 Nazioni. Che nostalgia.

Detto tutto questo e auspicando che, prima o poi (sarebbe meglio prima), un filo rosso ricominci a percorrere e legare tutto il rugby italico, in bocca al lupo a tutte le squadre e ai giocatori in campo nei vari play off, barrage e spareggi in programma: may the force be with you! (Semicit.)

Agli appassionati invece ribadisco il suggerimento di guardarsi e godersi le partite, le emozioni, il gioco e il rugby di casa nostra: non sono gnocche solo gli Angeli!

Rugby, gioco da psiche cubista, deliberatamente si scelsero un pallone ovale, cioè imprevedibile. (Alessandro Baricco)

 

(Nella foto, Behati Prinsloo, signora Levine, Angelo di Victoria’s Secret)

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Rugby and more: rugby.it… c’è!

Un milione di anni fa, cioè nel 2004, mi avvicinavo al rugby e, non sapendone praticamente niente, mi misi a cercare in rete qualche sito utile a scoprire e capire. Era l’era (che ormai sembra geologica) pre-social e informazioni, notizie e contatti si cercavano e trovavano nel grande mondo dei forum.

Inserendo “rugby” nel motore di ricerca, nel settembre del 2004, mi si spalancò il mondo di http://www.rugby.it, per tutti “rugby.it” o, da lì in poi, semplicemente “il forum” o “il sito”.

Nel grande calderone di umanità ovale c’era chi ne sapeva e chi non molto, chi giocava e chi no, chi arbitrava e chi ce l’aveva con chi lo faceva, ragazzi e ragazze, uomini e donne, anche intere famiglie, da ogni angolo d’Italia e non solo, con età, storie personali e legami con la palla ovale di ogni sorta. Insomma, un forum tematico pre-social da manuale e con un ulteriore e non trascurabile “plus”, cioè l’essere, appunto, un forum di rugby.

Come ho già avuto occasione di scrivere, l’appassionato di rugby in Italia si sente un po’ come il panda gigante: fatica ad imbattersi in suoi simili se non andandoli a cercare o in contesti prettamente ovali e il sentir parlare di rugby in modo occasionale nella vita quotodiana gli capita circa con la stessa frequenza del passaggio di una cometa. Rugby.it, dunque, era diventato una vera piazza, un luogo non fisico ma, nonostante questo, quasi tangibile, di incontro e scambio.

Se la memoria non mi inganna, la piazza era stata ideata e realizzata da Franco “Franchino” “Kino” Properzi, monumento del rugby italiano sia in senso sportivo che per quanto riguarda le, anche attuali, fattezze.

Sezioni, argomenti e discussioni: la semplice formula di ogni forum, con i moderatori e gli amministratori impegnati a contenere “l’esuberanza” degli utenti negli scambi di opinioni oppure a richiamare all’ordine chi va fuori argomento, ovvero off topic. Ed è qui che ci fu la vera svolta umana e “sociologica” di rugby.it: quando, dopo anni di rimproveri per derive di “cazzeggio”, venne inaugurata, appunto, la sezione “off topic”, che divenne immediatamente il bar della piazza, e il cui thread “Chiamate la neuro” divenne subito una lunga tavolata.

In una galassia prevalentemente maschile, le fanciulle che vi entravano non potevano certo essere una semplice decorazione: i soprammobili non avrebbero mai neanche pensato di iscriversi ad un forum di rugby! Dunque, il cuore della componente rosa del sito si trovò ben presto perfettamente a proprio agio sotto l’insegna de “Le Camioniste di rugby.it”, come sintesi di una donna che non è una “femminuccia”, una femmina di sani e robusti appetiti e che non si scompone per dei rutti, insomma.

Come ho già avuto ampiamente modo di ricordare nei miei scritti a tema in questo blog, è stato da una parte di questo storico gruppo delle Camioniste che è nata ed è stata realizzata la fantasmagorica chat di Whatsapp che mi ha permesso di stilare e descrivere le classifiche di gnoccaggine del 6N 2019 e non solo: il tavolo di amiche al bar della piazza.

Come in ogni forum, anche su rugby.it si interagiva con gli altri utenti utilizzando dei nickname, cioè dei soprannomi. Più o meno fantasiosi e più o meno calzanti sul “proprietario”, i “nick” identificavano ognuno di noi, al punto che, assai spesso, si ignoravano i veri nomi di ognuno, ci si chiamava con i soprannomi e nessuno ha mai mancato di girarsi quando chiamato! Io stessa ho scoperto nomi e cognomi di buona parte dei forumisti solo con l’avvento di facebook.

In questo momento sto rientrando da un week end a Civitavecchia in cui ho fatto visita ad un amico ovale che non era nel forum ma che è a sua volta amico di uno storico forumista suo concittadino: non ci vedevamo da anni ma ci siamo abbracciati con gioia e affetto e abbiamo chiacchierato come se fossimo parenti e come se non ci vedessimo che da una manciata di settimane.

Questa è una costante e, secondo me, è la cosa più bella che ci è rimasta dagli “anni ruggenti” di rugby.it, prima che facebook e affini togliessero rilevanza ai forum tematici come piazze di incontro e scambio: si rivede qualcuno, ci si abbraccia, si inizia a chiacchierare e sembra passato un giorno dall’ultima volta, anche se fosse, in realtà, quasi un decennio.

Non ci sono rose senza spine e, si sa, nei rapporti tra le persone può succedere di tutto. Negli anni, oltre allo spostamento sui social delle dinamiche di contatto e scambio di notizie ed opinioni, alcune amicizie si sono interrotte, alcuni equilibri spezzati, alcune consuetudini perse. Niente, però, può fare tabula rasa del senso di vicinanza creato dall’aver condiviso, oltre alla passione per il rugby, un’esperienza umana profonda come quella messa in piedi da quel forum.

Io dico sempre che ogni campo da rugby mi fa sentire a casa e, allo stesso modo, gli amici e le amiche con cui ho condiviso “il sito” mi fanno sempre sentire di nuovo in quella piazza, uno spazio virtuale che ha saputo diventare fisico, concreto, vicino.

Dove c’è rugby c’è casa e la “famigliona” di rugby.it, seppur cambiata, sparsa e trasferita, non smette mai di suonare al citofono.

Come scritto su un celeberrimo striscione, “rugby.it… c’è!”. Sempre e nonostante tutto.

 

(Foto principale: archivio Paola “Leprottina” Maresca. Nelle foto piccole, con Emy77, Kino, Phoebe, Homo Centumcellaenensis, Maxam, Abba e Giandolmen)

Rugby and more: infine, lo gnocco del 6N 2019!

La pregiatissima giuria che ha già votato i più bei figlioli della prima giornata del 6 Nazioni 2019 (qui) e diramato le convocazioni nientemeno che per gli gnocchi di ogni tempo (qui) ha, infine, assolto anche al compito per cui era del tutto spontaneamente nata, sette settimane fa, la chat di whatsapp che, dopo 4.300 messaggi, ha ora decretato i giocatori più affascinanti del torneo appena concluso ed eletto il loro re.

Siccome ci teniamo sempre anche all’aspetto didattico e di diffusione del rugby, le convocazioni stavolta sono state suddivise in “avanti” e “trequarti”, di modo che, anche chi non mastica molta palla ovale, possa prendere confidenza con questa distinzione tra i primi otto uomini e gli altri sette, ricordando anche che a rugby si gioca in quindici. Nelle convocazioni “All time and all stars” avevamo esplicitato tutti i ruoli con i relativi numeri di maglia e siamo molto orgogliose delle nostre dispense anche didattiche e non solo estetiche ed ormonali!

Quindi, chi è il re?

… Rullo di tamburi…

“The Gnocco of the 6 Nations 2019” is… …

YOHANN HUGET (FRA)!!! Dunque, un “roi”: il suo fascino franco-brasiliano ha sbaragliato i pur quotatissimi e dotatissimi avversari!

 

E gli altri contendenti al titolo, quelli che hanno ricevuto più nomination durante le cinque giornate del torneo? Eccoli, con anche alcuni “extra”! Traduzione: leggete fino alla fine.

AVANTI (la mischia):

  • ALLAN “lo abbiamo puntato dalla prima partita” DELL (SCO) DELL
  • JONNY “che famigliola” GREY (SCO) Jonny Grey
  • ALUN WYN “The Captain” JONES (WAL) Alun wyn jones
  • GEORGE “l’orecchio glielo perdoniamo” KRUIS (ENG) George_Kruis_3419833b-e1461163636355
  • COURTNEY LAWS (ENG) lawes
  • STUART MCINALLY (SCO) Mcinally
  • JOSH “come stanno bene i bicipiti con le treccine” NAVIDI (WAL) NAVIDI
  • LOUIS “bello da decenni” PICAMOLES (FRA) PICAMOLES
  • SEBASTIEN VAHAAMAHINA (FRA) sebastien-vahaamahina

TREQUARTI (gli altri):

  • DAN “caramello salato” BIGGAR (WAL)BIGGAR
  • TOMMASO CASTELLO (ITA) CASTELLO
  • ELLIOT DALY (ENG) DALY
  • CHRIS “un uomo e il suo ciuffo” HARRIS (SCO) HARRIS
  • ROBBIE HENSHAW (IRE) HENSHAW
  • ROB “che dire?” KEARNEY (IRE) Kearney
  • MAXIME “da anni una certezza” MEDARD (FRA) MEDARD
  • CONOR MURRAY (IRE) MURRAY
  • HENRY SLADE (ENG) SLADE

 

Ma non abbiamo ancora finito: abbiamo anche un convocato “honoris causa”, una terna arbitrale e due commentatori tv!

Convocato “ad honorem” (era nella rosa gallese per il torneo ma non è riuscito a rientrare dal suo infortunio): LEIGHT “mezzamonetina” HALFPENNY (WAL) Halfpenny

Terna arbitrale:

  • BEN O’KEEFFE (NZL) Ben-O_Keeffe-800.jpg
  • LUKE PEARCE (WAL)                          PEARCE REF.jpg
  • NIGEL “lo amiamo tutte spudoratamente” OWENS (WAL) Nigel

TV (abbiamo pensato a tutto!):

  • DANIELE PIERVINCENZI (ITA – DMAX) PIERVI
  • SIR JONNY “riusciamo a metterlo anche qui” WILKINSON (ENG – ITV) jonny

 

Tutto questo non sarebbe mai stato possibile senza, come principale punto di partenza, parte del vecchio gruppo delle Camioniste di rugby.it, un’esperienza ovale, umana e sociale realmente pazzesca che, quindici anni dopo la sua nascita, fa ancora sì che si mantengano amicizie e legami, in barba a tempo, vicende e distanze. Grazie dunque alle Camioniste e alle altre amiche che hanno fatto parte della chat, diventate senza dubbio Camioniste ad honorem!

La giuria: Emy (ovvero io), Paola x 2 (nel senso che sono due Paole), Franca, Roberta, Cinzia, Chiara x 2 (come sopra), Ony, Giorgia ed Elena, con la partecipazione della piccola Matilde.

“Il rugby è un gioco primario: portare una palla nel cuore del territorio nemico. Ma è fondato su un principio assurdo, e meravigliosamente perverso: la palla la puoi passare solo all’indietro. Ne viene fuori un movimento paradossale, un continuo fare e disfare, con quella palla che vola continuamente all’indietro ma come una mosca chiusa in un treno in corsa: a furia di volare all’indietro arriva comunque alla stazione finale: un assurdo spettacolare.” (Alessandro Baricco)

Rugby and more: giovedì gnocchi… of all time!

La stessa prestigiosa, competente ed appassionata giuria che aveva nominato gli “Gnocchi of the Match” della prima giornata di 6 Nazioni (qui) ha, fin da subito, messo in evidenza una conoscenza della materia assai estesa sia nello spazio che nel tempo e, così, sono usciti fuori nomi ampiamente sufficienti per mettere insieme una Selezione “All Time & All Stars” con i fiocchi.

Le convocazioni includono, per la maggior parte, giocatori non più in attività che hanno lasciato segni e sogni indelebili nei nostri ricordi, nei nostri cuori e nei nostri ormoni. Vestono però la nostra immaginaria maglia (immaginaria nel senso che non esiste: giocano senza!) anche alcuni rugbymen attualmente ancora in campo, seguendo però un unico criterio: non devono essere impegnati nel 6 Nazioni in corso, per il quale, a fine torneo, verranno diramate apposite convocazioni dello “Gnocco Team” dedicato.

Naturalmente, siccome ci teniamo moltissimo alla diffusione del rugby, ci auguriamo che il nostro documentato elenco possa avere anche una valenza didattica come, ad esempio, far conoscere a chi li ignora i ruoli del rugby e i relativi numeri: non siamo bravissime???

Inoltre, visto che siamo proprio “precisine”, non ci siamo dimenticate neanche arbitro e “waterboy”.

Ecco dunque il frutto di tanto lavoro e di cotanta concentrazione, pur ben consapevoli che, sicuramente, mancherà qualcuno, di cui magari ci ricordiamo le doti ma non il nome!

 

15. Estremo:

Juan Martin “il Mago” Hernandez (ARG, 1982)

Clément “Monsieur Dieux du Stade” Poitrenaud (FRA, 1982)

Luke McAlister (NZL, 1983)

Ben Foden (ENG, 1985)

 

14 e 11. Ali:

Sean “the Piffero” Lamont (SCO/AUS, 1981)

Ben Cohen (ENG, 1978)

Jan Serfontain (RSA, 1993)

Giovanbattista Venditti (ITA, 1990)

 

13 e 12. Centri:

Felipe Contepomi (ARG, 1977)

Jamie “the Doctor” Roberts (WAL, 1986)

JJ Engelbrecht (RSA, 1989)

Sonny Bill “figuriamoci se potevamo non metterlo” Williams (NZL, 1985)

 

10. Mediano d’apertura:

Sir Jonny “simply the King” Wilkinson (ENG, 1979)

Percy “è lui Azzurro di Shrek” Montgomery (RSA, 1974)

Ronan “il Roscio” O’Gara (IRE, 1977)

Gavin “quanti schiaffi” Henson (WAL, 1982)

 

9. Mediano di mischia:

Byron Kelleher (NZL, 1976)

Joost Van der Westhuizen (RSA, 1971-2017)

 

8. Terza centro (o, semplicemente, Numero 8):

Sébastien “Orco” Chabal (FRA, 1977)

Sir Lawrence “poteva giocare per l’Italia” Dallaglio (ENG, 1972)

 

7 e 6. Flanker (o terza linea ala):

Richie “mai in fuorigioco” McCaw (NZL, 1980)

David “Mr bicipite” Pocock (AUS, 1988)

Todd “California style” Clever (USA, 1983)

 

5 e 4. Seconda linea (quelli che mettono la faccia dove altri non vorrebbero mai!):

Ali Williams (NZL, 1981)

Victor “non guardarmi così” Matfield (RSA, 1977)

Eben “esplodi t-shirt” Etzebeth (RSA, 1991)

Jérome Thion (FRA, 1977)

 

3 e 1. Pilone:

Franco “Kino” “meglio del vino” Properzi (ITA, 1965)

Sylvain Marconnet (FRA, 1976)

Carl “non bello ma acchiappa” Hayman (NZL, 1979)

 

2. Tallonatore:

Dimitri “quella faccia non è da tallonatore” Szarzewski (FRA, 1983)

Bismarck “tantissima roba” du Plessis (RSA, 1984)

 

Extra:

Waterboy (H2O):

Dan Carter (NZL, 1982)

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Arbitro:

Steve “è davvero così bello” Walsh (NZL/AUS, 1972)

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Mi auguro che chi abbia avuto la bontà di leggere e scorrere fino in fondo queste variegate “convocazioni” si sia divertito quanto me mentre scrivevo, sceglievo ed assemblavo le poche righe e le molte foto e quanto tutta la stimata e qualificata giuria tecnica mentre ricordava e commentava, in modo più o meno censurabile, i vari prescelti.

Per delucidazioni sul tema didattico dei ruoli del rugby, rimango a disposizione!

Non di solo rugby… Un tuffo al caldo (avvistando delle “H”!)

È vero: un diario di viaggio ai Caraibi non è a tema ovale! Ma…

… Quando ho deciso di sottotitolare il blog “Rugby and more, from my point of view” pensavo esattamente al fatto che mi sarebbe capitato di aver voglia di scriverci anche, ogni tanto, non solo di rugby. Però…

… Come avevo fatto anche con Bohemian Rhapsody, comunque un tocco ovale l’ho cercato anche nel viaggio e non mi è neanche venuto troppo difficile, poiché lo faccio ovunque di guardarmi attorno per cercare di avvistare delle “H”: quando le vedo, mi sento a casa, ovunque esse si trovino.

In questa crociera alle Antille ne ho trovate? Oh yes! Ho visto un campo in Guadalupa (del resto è Francia!) e uno a Trinidad (& Tobago), in un enorme parco, intitolato alla Queen, dove c’erano campi su campi aperti a tutti per praticare vari sport, chiaramente riconducibili a chi li ha portati fin laggiù: rugby, calcio e il dominante cricket.

Come da ormai consolidata e bellissima abitudine, l’inizio di gennaio è stato ancora una volta il momento perfetto per una settimana al caldo per sole donne (tre, per la precisione, tra cui la mia indomita mamma), in fuga dall’inverno: dopo Martinica fly and drive, Maldive fai da te in guest house ed un paio di crociere, quest’anno abbiamo optato di nuovo per una nave, la MSC Preziosa e il suo itinerario alle Antille, nei Caraibi del sud.

Per me è stata la crociera numero sette: mi piace poter assaggiare tanti posti diversi in pochi giorni e, ogni volta, prendo appunti su dove mi piacerebbe tornare per viaggi dedicati.

L’itinerario si è rivelato veramente bello: Martinica – Guadalupa – Saint Lucia – Barbados – Trinidad (and Tobago) – Grenada – St. Vincent (and the Grenadines) – Martinica. Partenza 5 gennaio e ritorno il 12: un bel tuffo, oltre che nelle acque turchesi, al sole e al calduccio!

Il giorno “zero” siamo arrivate in Martinica la sera per imbarcarci dopo tutta la giornata in volo (quasi dieci ore) e, una delle cose che preferisco sempre in assoluto quando si scende dall’aereo ai tropici, è il sentire sulla faccia l’aria calda e umida, tenendo sotto braccio il piumino che per qualche giorno non servirà!

In Guadalupa, stanchine e ancora un po’ sballottate da viaggio e fuso, siamo state pigre e ci siamo affidate ad un’escursione MSC: il tour panoramico Sainte Anne + cocktail rinfrescante + Pointe des Chateaux + cimitero di Morne-à-l’Eau, che ci e piaciuto tantissimo! Guadalupa è molto bella, più selvaggia, “meno francese” e “più nera” rispetto a Martinica. Campi da rugby avvistati: uno. Per la cronaca, la FFR ha anche qui un suo comitato locale.

La seconda tappa è stata Saint Lucia, un’isola bellissima e a lungo contesa tra Francia e Inghilterra. Ebbero la meglio gli inglesi, che hanno lasciato la guida al contrario e il Commonwealth, quindi anche la Queen. Che dire? Urlerei a chiunque: “ANDATE A SAINT LUCIA E CORRETE IN SPIAGGIA A REDUIT BEACH!”. Aggiungerei: “… Ma andateci presto e non fermatevi vicino al parcheggio, perchè poi arrivano i croceristi in escursione tutti insieme e vi sale l’odio!”.

Avevo molte aspettative sulla tappa del martedì, cioè Barbados, perchè avevo visto foto di spiagge strepitose e non vedevo l’ora di esserci: non sono rimasta delusa e ci tornerei di corsa per una vacanza! Ci siamo fatte portare ad Accra Beach, abbiamo trovato una spiaggia pazzesca e, ad una certa ora, sono iniziate a diffondersi voci incontrollate sulla presunta vicinanza della villa di Rihanna, che a Barbados ci è nata! “Scusi, chi ha fatto palo???” (cit.). La chiave per sopravvivere ai Caraibi è mettersi il cuore in pace sui tempi di attesa al bar: keep calm, sempre!

Port of Spain, capitale di Trinidad (& Tobago): siamo in fondo ai Caraibi, accanto al Venezuela. Spiagge lontane, qualche nuvola in cielo e allora abbiamo fatto un tour privato con un confortevole e nuovissimo taxi, il cui conducente ha sfidato le ire e i clacson di tutti gli altri automobilisti andando a passo di lumaca e fermandosi per farci vedere e fotografare cose. La parte coloniale della città è bella, con la zona detta “Magnificient Seven”, cioè sette edifici in stile inglese perfettamente conservati e oggi sedi di scuole e varie istituzioni. Nel “Queen Savannah”, parco molto grande che include anche un giardino botanico ed uno spazio dove si celebra il Carnevale, ho avvistato le famose “H”.

L’Isola di Grenada è stata la più bella sorpresa della crociera: nessuna di noi l’aveva mai sentita nominare ma ci siamo trovate in una cittadina caraibica molto carina (la capitale Saint-Georges) e siamo andate alla spiaggia di Grande Anse, di cui avevo letto essere una delle più belle dei Caraibi, cosa che confermo: urlo a gran voce che E’ STREPITOSA! Anche qui, conviene arrivare presto e spostarsi un po’ rispetto al punto di arrivo, perché ad una certa ora arrivano i croceristi in escursione e in massa. Si intuisce che invecchiando sopporto sempre meno l’umanità? Qui campi da rugby non ne ho visti, anche se è sempre Commonwealth e quindi di sicuro ce ne saranno almeno in qualche scuola, però, in compenso, ho visto che una parte della strada che si percorre tra la capitale e la spiaggia è intitolata, con tanto di foto in formato maxi, a Kirani James, nato nel 1992, velocista e unico atleta nella storia del suo paese ad aver vinto medaglie (un oro e un argento) ai Giochi Olimpici (a Londra e a Rio): quando lo sport vale tantissimo! Non lontano dal terminal crociere c’è un grande supermercato e consiglio a chiunque l’esperienza di una visita, per trovare negli scaffali un mucchio di cose che ti fanno domandare: “ma che cos’è???”. Peraltro, io adoro in generale andare al supermercato quando sono all’estero: la considero un’esperienza turistica e di scoperta a tutti gli effetti!

A Kingstown, capitale di St. Vincent (and the Grenadines) ce la siamo presa comoda e siamo scese dalla nave con tutta calma per farci una passeggiata. E’ stato sicuramente un tuffo nei Caraibi “veri”, in una città ancora non pensata affatto per i turisti, molto semplice, con tutto il bello e il meno bello delle isole tropicali: abbiamo curiosato un po’ camminando fino ad una cattedrale tipicamente inglese (Commonwealth anche qui) segnata sulle mappe e ci siamo sentite davvero “altrove”.

Il volo di ritorno era serale, quindi ci siamo godute ottimamente anche l’ultimo giorno, in Martinica. Eravamo state in Martinica la prima volta nel 2015 per nove bellissimi giorni di residence a macchina a noleggio (l’isola è veramente stupenda!) e nel 2018 di nuovo con una tappa di crociera, andando in spiaggia (nostalgia), ma non avevamo mai fatto neanche un giretto nella capitale, Fort-de-France. Quindi, in tutto relax, ci siamo dedicate ad una passeggiata dal terminal crociere al centro storico della città, che è una sorta di Quartiere Latino parigino un po’ più “tamarro” e trasportato alle Antille: del resto, è sempre Francia! Quando c’ero stata l’altra volta, in giro in macchina ascoltavamo la radio e, sui canali locali, davano sempre le notizie di Top14: fa un po’ strano, in mezzo al mar dei Caraibi!

Dulcis in fundo, la nave: la MSC Preziosa è bella, grande, tenuta benissimo e molto elegante, cosa non da poco nel mare di kitsch che mediamente caratterizza le navi da crociera. Probabilmente la cosa che più mi affascina delle navi da crociera è il fatto che sopra ci sia il mondo intero, con le sempre settanta o giù di lì nazionalità diverse dei membri dell’equipaggio: un microcosmo di ferro e moquette abitato e mandato avanti da migliaia di persone che vengono dai posti più diversi, si portano dietro le tradizioni e le abitudini più varie, hanno le competenze, i compiti e le responsabilità più assortiti e sono lì tutte insieme, in un “non luogo” che tocca continuamente tanti posti diversi. Quando ho fatto una crociera partendo da Genova (era sempre la MSC Preziosa, peraltro), è stato stranissimo: a parte il raggiungere la nave in autobus, che già come partenza per una vacanza fa un pochino strano ma, soprattutto, dopo essere tornata, rivederla ogni sette giorni lì in porto e sapere come era dentro e che sopra c’era tutto questo spicchio di umanità da tutto il mondo, mi lasciava una sensazione difficile da definire, perchè di solito si percepiscono la vacanza e/o il viaggio come un luogo “altrove”, mentre il luogo di quella mia vacanza lo rivedevo da fuori ogni settimana nella città dove vivo.

“È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa propria”. (Voltaire)

P.S. Un altro collegamento ovale: è stato il ritardo del volo di ritorno da questa crociera a farmi mancare Pro Recco-Parabiago e a dare poi origine a Scusi, chi ha fatto… calcio???

(Foto principale: la spiaggia di Grande Anse, a Grenada)