Riprendo le righe che avevo scritto a inizio gennaio e le rinfresco, visto che siamo arrivati alla settimana 28 gennaio-3 febbraio sulla cui pagina del mio planner mi ero segnata, fin dal momento dell’acquisto, quanto visibile nella foto: “INIZIO 6N!” (e ben evidenziato!).
Come avevo già scritto tempo fa e riportato anche in questo blog (qui: Partiamo dal 6 Nazioni…), per un appassionato di rugby il mese e mezzo del 6 Nazioni è un periodo unico e sacro, un enorme divano condiviso dove guardare le partite, commentarle, chiacchierarne, sentirsi tutti vicini anche se si è lontani.
Personalmente, neanche la RWC mi piace e mi emoziona quanto il 6 Nazioni: il mese mondiale è bellissimo, certo, ma non è la stessa cosa. E’ più dispersivo, i fusi orari possono essere complicati e il fascino non è lo stesso.
Dal 2012 al 2018 non mi sono persa neppure una partita all’Olimpico, tutte da volontaria ai media, a partire dall’ITA-ENG con la neve, prima partita in assoluto in quello stadio. Nonostante questo, la prima immagine che mi viene in mente se penso al 6N è quella del divano. Al calduccio in casa, davanti alla tv, tazza di the (ovvimente la mug di Nigel Owens!), patatine 1936, fetta di pandoro comprato tardivamente apposta per il the (esiste qualcosa di più buono da gustarsi con una tazza fumante?), divano, gatti, relax, tv accesa sulle partite del torneo e smartphone in mano per commenti live su social e chat, come se fossimo tutti seduti sullo stesso divano.
Una cosa particolare credo sia il fatto che questo sentire, questo essere “avvolti” dal 6 Nazioni che fa sì, tra le altre cose, gli appassionati organizzino i week end in cui si gioca in base alle partite ed agli orari delle stesse, sia del tutto indipendente dalle prestazioni dell’Italia. Realismo? Rassegnazione? Forse per alcuni sì ma, per la maggior parte di noi, credo si tratti “semplicemente” di passione: la passione per il rugby, che va oltre a tutto il resto.
Se qualcosa è cambiato con ITA-NZL di novembre (ne avevo scritto qui: ITALIA-NUOVA ZELANDA… qualcosa è cambiato), è difficile pensare che il 6N che sta ormai per iniziare non si porterà dietro, per l’Italia e i suoi fin troppo pazienti ed innamorati tifosi, un fardello pesante. Dopo quel punto di rottura, il rugby italico e i suoi appassionati non hanno avuto nè buone notizie nè rosee speranze: numeri impietosi, problemi sempre più evidenti, dichiarazioni un po’… come dire… ecco… (chi le ha sentite o lette lo sa e può definirle a suo gusto).
Per questi motivi, mi sembra che tiri un’aria un po’ diversa dal solito anche nell’attesa del 6 Nazioni 2019. C’è bisogno come il pane di vittorie ma, probabilmente, già intravedere dei veri ed incoraggianti passi avanti (ma non degli episodi palesemente sporadici) sarebbe per i tifosi un grande regalo.
Questo sentire è reso ancora più forte dall’inevitabile confronto con le altre cinque squadre che giocano il torneo: al di là di tradizione, seguito e tutto quanto, la cosa che ammazza l’appassionato italico è il vedere come gli altri vadano avanti e noi, purtroppo, no. Il lavoro strepitoso fatto dalla Scozia e le meraviglie che sta riuscendo a fare l’Irlanda ci fanno sentire minuscoli e lontanissimi. Sapere, per esperienza, che le avversarie, anche quando sembrano uccise da annate difficilissime (citofonare Francia ed Inghilterra), si riprenderanno e ricominceranno a correre dopo aver aggiustato quel che non va, ci fa sentire oggi quasi soli.
Pronostici? Non è facilissimo farne, perchè si tratta del 6 Nazioni dell’anno della RWC e le squadre che puntano a fare strada nel mondiale potrebbero giocare il 6 Nazioni “al risparmio” per quanto riguarda i giocatori di maggiore qualità, approfittando al contempo del torneo per dare spazio a nuovi nomi da testare. L’Italia, purtroppo, non ha questi problemi e questo potrebbe, sulla carta, consentire agli Azzurri di avere a che fare con partite più abbordabili (o meno proibitive), magari anche contro la mostruosa Irlanda (che alla RWC andrà da seconda nel ranking e in cerca di una storica vittoria). Il rovescio della medaglia è che i nuovi giocatori convocati dalle varie nazionali, in lotta per mettersi in mostra per cercare di strappare una maglia per la RWC, scenderanno di sicuro in campo con il coltello tra i denti.
Detto tutto questo, io dico comunque Irlanda, perchè i verdi stanno letteralmente volando e credo che le “seconde scelte” cercheranno di vincere questo 6 Nazioni, e vedo bene il Galles, squadra tosta, meno sotto pressione per il mondiale e al contempo assai motivata dal torneo europeo. Punto di domanda l’Inghilterra, in una fase orrida della sua storia ovale e sicuramente con la RWC nel mirino ma, al contempo, a caccia di risultati e credibilità a partire proprio dal 6 Nazioni. Periodo complicato anche per la Francia, che ha bisogno di ritrovare smalto e risultati ma soprattutto di testarsi in vista del Giappone, mentre vedo molto bene la Scozia, non ancora per una vittoria finale ma per risultati comunque importanti, per una conferma della sua crescita e per andare verso un nuovo passaggio di turno al mondiale. Che vinca il migliore!
Nell’attesa di sapere chi conquisterà il trofeo, noi appassionati, come sempre, guarderemo tutte le partite, qualcuno allo stadio e gli altri sul divano, tiferemo, commenteremo, vivremo il nostro mese e mezzo preferito, sparsi ma come se fossimo tutti vicini e, quando anche il 6 Nazioni 2019 sarà finito, con dentro un immediato senso di mancanza, inizieremo ad aspettare quello del 2020. I love this game!
P.s. Inizia il 6 Nazioni e non ho niente da mettermi!!! (Cit.!)
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